La lettura interpretativa

“Deve permettere alle parole di condurla al cuore da cui le parole provengono. Lei mi ha chiesto consiglio. Tutto qui.”
(Joseph O’Connor)

Giuseppe Izzinosa - Autore, lettore, regista
Scrivere è un modo di porre dei temi, spunti di riflessione ai lettori ma si tratta pur sempre di una forma (meravigliosa) di comunicazione ad "una via", cioè di un canale in cui qualcuno dice qualcosa a molti ma non ne riceve feedback, almeno non in forma diretta. Non è un dialogo insomma ma un'esposizione, fatta bene o fatta male ma sempre priva di un "ritorno diretto" da parte del pubblico.

Recitare è un altro modo di trattare questioni che vanno al cuore delle persone: lo spettatore viene trascinato dalla parola offerta in chiave dinamica, attraverso un rapporto diretto, fisico, materiale, emozionale che si può approvare o meno. Pur rimanendo una forma di comunicazione ad una via (salvo alcuni casi di interazione col pubblico), il contatto fisico del teatro che si condensa nell'applauso (momento "orgasmico" come lo definiva Vittorio Gassman) rappresenta una variante al testo scritto significativa, che in diverse fasi della rappresentazione comporta un rapporto "a due vie" con il pubblico, il cui gradimento è un segnale di incoraggiamento o di necessità di revisione del lavoro fatto dall'attore.

Interpretare, un concetto molto vicino al recitare, è dare vita alla parola secondo uno schema proprio, una visio mundi che porta a dare più o meno enfasi alle parole e ai periodi esposti in generale. Se con la recitazione si espone in voce quanto si è letto, acquisito, imparato, l'interpretazione rappresenta il modo con cui questo patrimonio di parole e di concetti viene espresso.
Ci sono miliardi di modi di pronunciare la frase "Ti amo" (uno o più per ciascuna persona) anche se riconducibili ad alcuni modelli stereotipati dalla storia, dalle convenzioni e dalla cultura di chi lo dice, ma in definitiva l'autore, il regista e l'attore ne hanno una o due ben precise in mente nel momento in cui decidono di porgere la frase (a tal proposito consiglio per un approfondimento gli "Esercizi di stile" di Raymond Queneau).
L'autore è vincolato al senso di ciò che intende dire, il regista dal quadro d'insieme che vuole illustrare nell'acquisire il testo, l'attore dal proprio sentimento e dalla propria capacità unita all'esperienza e al proprio talento.

La lettura interpretativa attraversa tutti questi concetti e li offre allo spettatore (già lettore in diversi casi) secondo una chiave di lettura e di analisi che è tanto più efficace quanto maggiore è l'abilità di chi legge il testo.
La lettura interpretativa è recitazione poiché comporta il "porgere la parola" secondo un sentire legato all'interpretazione che a sua volta è arricchimento, valore aggiunto al testo e coinvolgimento dello spettatore secondo uno schema che appartiene all'oratore e che può essere condiviso o meno dallo spettatore.

Non si tratta di sottigliezze ma, al contrario, di sostanza. L'interpretazione è quel plus che viene sentito necessario anche nella conversazione scritta contemporanea attraverso l'uso delle emoticons, di quei simboli che aiutano il lettore ad avere l'idea più coerente possibile con il senso che lo scrivente vuole conferire alle sue parole.

Per questi motivi ho preferito la lettura interpretativa quale soluzione più adatta a far arrivare in fondo ai cuori degli spettatori le emozioni che prova il protagonista, parlando e vivendo ogni singola parola, ogni minimo respiro, ogni singolo sentimento.

Giuseppe Izzinosa

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