domenica 28 ottobre 2018

Da Tespi all'Ultimo giorno

Tespi (l'inventore del "Carro di Tespi", il primo spettacolo viaggiante) poco più di cinquecento anni prima di Cristo, creò la figura del protagonista (primo attore) separata dal coro, Eschilo aggiunse quella del deuteragonista (il secondo attore) Sofocle infine introdusse il terzo attore e la decorazione di scena.

"L'ultimo giorno" offre allo spettatore tutti questi elementi in chiave moderna: il lettore di scena (che nella tradizione di Tespi corrisponde all'interprete che coincideva con l'autore), il coro che viene interpretato dal canto di Sasca Malabaila e le decorazioni di scena affidate agli acquerelli di Maura Scalenghe proiettati sullo sfondo. Più uno: l'io narrante.

La figura del narratore accompagna lo spettatore scoprendo insieme a lui lo svolgersi della vicenda senza mostrare di essere al corrente di fatti che non sono noti allo spettatore stesso e quindi ponendosi al suo fianco, diventando così di fatto un ulteriore elemento dello spettacolo, un elemento che a tratti giudica e altrimenti osserva; ne "L'ultimo giorno" l'io narrante espone il travaglio interiore del protagonista, conduce lo spettatore nei meandri del pensiero e gli offre tutti i possibili scenari.

C'è un distacco fra narratore e protagonista/deuteragonista, che consente allo spettatore di "essere" i personaggi senza vederli ma immaginandoli. Complice di questo intreccio, in soccorso dell'astrazione dello spettatore giungono il canto e la decorazione di scena, il tutto in chiave contemporanea.

Dato che "il teatro è l'arte più viva poiché è la poesia della vita" (Silvio D'Amico), la sua evoluzione non può non tenere conto delle sue origini per quanto remote esse possano essere.


giovedì 18 ottobre 2018

Sono fatto così

E' una delle frasi più frequenti che diciamo e non sempre ne cogliamo la pienezza del significato.
"Sono fatto così" è un concetto sovente usato come una scusa per giustificare, quale ultima spiaggia, i propri difetti, è un po' come dire "che posso farci?", come Jessica Rabbit: "Io non sono cattiva ma mi disegnano così…".
Il protagonista de "L'ultimo giorno" prende coscienza di com'è fatto, si rende conto che quel "così" non va bene, che quel disegno di cui è oggetto e artefice allo stesso tempo non è bello, che deve cambiare e si avvia nel processo di trasformazione attraverso un percorso doloroso e tormentato. Si rende conto che il sé non è solo il sé stesso ma è anche altri.
Il principio secondo cui "nessuno è un'isola" è ancora più forte in questo racconto e si manifesta nel momento in cui il protagonista comprende qual è il punto di partenza, l'avvio del suo riscatto, quando comprende finalmente che il sé passa anche, e forse soprattutto, fuori di sé.

sabato 6 ottobre 2018

Prova e ridi, ridi e prova...






Il dieci novembre è sempre più vicino.
Le prove si fanno più intense, i dipinti di Maura, il canto di Sasca, gli allestimenti di Moreno... le idee, i suggerimenti, i confronti, le valutazioni sulla prosodia del testo, il tono delle basi, le scelte delle luci, tutto contribuisce a rendere quest'esperienza meravigliosa.
Usciamo sempre allegri, divertiti, arricchiti...
Stiamo bene insieme, ciascuno per le proprie competenze offre il meglio incontrando negli altri supporto, consiglio e sempre un sorriso.
E poi si ride, si ride tanto in scena, fare teatro senza ridere è come mangiare senza sale. Le risate sono il sapore, il brio, la scossa che non deve mai mancare quando ci si prepara ad un evento teatrale, quale che sia il suo tema, drammatico, comico, leggero, impegnato.

Non potrei mai fare teatro se non ridessi con i miei compagni di scena, compagni di viaggio, compagni di tante cose belle che sabato 10 novembre saremo felici di offrivi al Ridò di Torino.

Giuseppe